"Rivoluzione nel welfare: ecco il nuovo assegno di disoccupazione universale per il 2025"
- Studio Casadio
- 21 apr
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Proteggere chi perde il lavoro, ma anche spingere verso la riqualificazione e includere le nuove forme di occupazione. Con queste priorità, dal 1° gennaio 2025 entra in vigore la riforma dell’Assegno di Disoccupazione Universale (ADU), uno dei pilastri del nuovo welfare italiano. Il governo ha presentato le novità come «una risposta concreta alla precarietà e alla rivoluzione digitale del mercato del lavoro», ma non mancano le critiche di sindacati e imprese.
La novità più attesa è l’ampliamento dei beneficiari, con cui si è cercato di dare un segnale a chi oggi è invisibile per il sistema, infatti, oltre ai dipendenti, per la prima volta avranno diritto all’ADU i lavoratori autonomi, i gig worker (come rider e freelance) e i giovani under 30 con almeno 6 mesi di contributi, anche non continuativi. Per accedervi i lavoratori autonomi dovranno versare contributi per 12 mesi in un fondo dedicato, mentre chi lascia il lavoro per formazione o motivi di salute potrà richiederlo con certificazione.
Aumentano gli importi e la durata del sussidio: dal 2025, l’ADU coprirà il 70% della retribuzione media degli ultimi due anni, prima era il 60%, con un tetto massimo di 1.800 euro mensili. La durata passa a 12 mesi per tutti, estendibili a 18 per chi frequenta corsi di riqualificazione. Alle famiglie con figli a carico è riservato un bonus aggiuntivo del 10%.
Il nuovo assegno non è però un “regalo a vita”. Chi lo riceve dovrà firmare un patto di attivazione, impegnandosi a inviare candidature, partecipare a colloqui o seguire percorsi formativi. Il tutto sarà monitorato tramite una piattaforma digitale che traccia i progressi e suggerisce offerte di lavoro via intelligenza artificiale. Chi rifiuta proposte congrue o non rispetta gli obblighi vedrà il sussidio ridursi gradualmente, fino alla sospensione. Per agevolare il reinserimento, sono previsti voucher formazione fino a 2.000 euro per certificazioni in settori strategici, es. transizione ecologica, cybersecurity, e sgravi contributivi del 30% per le aziende che assumono beneficiari ADU.
Per coprire i costi della riforma, stimati in più di tre miliardi l’anno, il governo ha puntato su un prelievo dello 0,5% sulle transazioni delle piattaforme digitali con fatturato superiore al miliardo ed un contributo straordinario sugli utili bancari.
Se i sindacati apprezzano l’estensione dei beneficiari le imprese temono effetti collaterali, per i detrattori la tassa sulle piattaforme digitali rischia di frenare gli investimenti in Italia.
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